Così è stata “creata” l’installazione “Il pilastro dei migranti” nel Louvre in timelapse

Era dal 2018 che la struttura piramidale di Leoh Ming Pei al Louvre di Parigi non ospitava una grande installazione. Quattro anni fa l’opera «Throne» dell’artista giapponese Kohei Nawa lasciò tutti senza fiato con la sua struttura dorata che fluttuava sotto il punto più alto della piramide in vetro. Ora, lo stesso luogo, non potrebbe ospitare installazione più contemporanea. Si tratta di <em>Le pilier des migrants</em>, il pilastro dei migranti, creato da Barthelemy Toguo. Rimarrà lì, come un monito a favore dell’accoglienza, fino al 23 gennaio 2023.  L’installazione si sviluppa in verticale, dal basso verso la punta della piramide vetrata, e si compone di numerosi sacchi, rivestiti con i colorati tessuti tipici africani. A prima vista l’opera appare come un’allegra colonna patchwork, ma dopo un esame più attento, l’occhio del visitatore riconosce la forma dei fagotti che solitamente si notano sulle spalle dei migranti. Ecco come è stata installata. 

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